Giovedì 19 settembre il Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna ha inaugurato, alla presenza del Direttore Generale del Grande Progetto Pompei Mauro Cipolletta, la riapertura di Villa Regina a Boscoreale e illustrato gli interventi effettuati, che hanno previsto la sistemazione e il ripristino delle coperture, oltre ad interventi conservativi di pulitura degli apparati decorativi.
Villa Regina è l’unica villa rustica interamente visitabile delle numerose fattorie specializzate nella produzione agricola presenti sul territorio pompeiano. Fu scoperta nel 1977, a seguito di lavori edilizi, e poi portata in luce con accurate campagne di scavo concluse nel 1980.
E’ composta da vari ambienti disposti sui tre lati di un cortile scoperto che ospita la cella vinaria con diciotto dolia (orci per la conservazione del vino). L’attività principale era infatti la produzione del vino.
Nella villa si conservano alcuni calchi degli infissi in legno di porte e finestre. Gli ambienti pregiati della Villa, oltre all’ampio porticato, al torcularium con i calchi del torchio ligneo ed i fori e pozzetti per il suo ancoraggio al suolo, la vasca di premitura ed il contenitore per la raccolta del mosto; includono il triclinio, dalle pareti decorate da pitture attribuite alla fase di transizione tra il III e il IV stile; la cucina, in disuso al momento dell’eruzione, con forno in muratura e focolare al centro della stanza, un vano di servizio con la cisterna per l’acqua, sormontata da un vaso di argilla ; il granaio per la conservazione di fieno, cereali e legumi, adiacente all’aia scoperta.
La villa, che presentava anche un piano superiore, è databile nel suo impianto originario al I sec. a.C. e fu ampliata in almeno due fasi successive in età augustea e giulio-claudia. Nel portico, durante lo scavo, sono state rinvenute tracce evidenti nel terreno, in una stradina adiacente alla villa, di solchi lasciati dalle ruote di un carro da trasporto (plaustrum).
Il piano di calpestio dell’area circostante la villa è costituito dal terreno agricolo del 79 d.C., che conserva le tracce delle antiche coltivazioni e di cui sono stati eseguiti i calchi delle radici di vite. Accanto ad esse sono state ripiantate le viti per la ricostruzione dimostrativa dell’impianto del vigneto.
Lungo le pareti dello scavo la stratigrafia del terreno mostra chiaramente la successione dei depositi di materiale piroclastico determinati dall’eruzione del 79 d.C. che causò la distruzione della piccola fattoria.
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